Alle porte di Parigi, una scoperta che vale la (breve) corsa in RER: un museo dedicato ai giocattoli, protagonisti di un originale racconto della storia del costume
Per tornare bambini non ci sono soltanto i celebri parchi giochi nei dintorni della capitale francese. A poco più di un quarto d’ora dal centro di Parigi, la verde Poissy affacciata sulla Senna ospita il Musée du Jouet, una sorprendente collezione di giocattoli che illustra l’evoluzione del gioco attraverso i secoli.
Già l’ingresso è suggestivo: si passa fra due le due torrette dell’antico priorato dei domenicani costruito all’inizio del XIV secolo da Filippo il Bello in onore di suo padre e a testimonianza dell’importanza di Poissy, considerata una delle città reali di Francia. All’interno, una buona selezione dei 13.000 oggetti accompagna in un viaggio che comincia quasi 3.000 anni fa. E’ l’epoca a cui risalgono alcune delle figurine in terracotta esposte nella prima vetrina. Qualcuna più goffa, altre sorprendentemente moderne, alcune persino con braccia e gambe articolate, risalenti a secoli prima di Cristo. D’altronde, testi antichi e raffigurazioni su sarcofagi testimoniano che i giocattoli erano già allora parte della vita dei bambini, che li ricevevano in dono in occasione del compleanno o delle feste religiose di inizio o fine anno.
Il percorso di visita si snoda in sale intervallate da spazi in cui i bambini possono indossare abiti d’epoca o vestiti ispirati alle bambole, disegnare, costruire e approfondire la visita in maniera interattiva.
Secolo dopo secolo, i giocattoli cambiano con le epoche, seguendone mode, invenzioni e attualità. I primi erano soprattutto in legno e prodotti nei monti del Jura, sebbene il ruolo di principale centro di produzione lo aveva Parigi, dove già alla fine del ‘700 nascevano i primi negozi specializzati e sul Pont Neuf si teneva popolare mercato di Natale. Mentre la funzione pedagogica dei giochi per i bambini trovava ampia eco nei testi e nei discorsi dei filosofi illuministi e poi in quelli della Parigi repubblicana, si dovette aspettare la diffusione della scuola materna, nel secolo successivo, perché il giocattolo trovasse una sua dimensione ufficiale.
Una splendida collezione di velieri illustra i giochi delle famiglie più agiate nel periodo in cui il barone Haussmann ridisegnava il volto di Parigi. I bambini erano incoraggiati a uscire di casa per godere dei nuovi spazi verdi e soprattutto delle loro fontane, trasformate in laghetti in cui far navigare barchette inizialmente più rudimentali e via via sempre più sofisticate grazie a meccanismi ingegnosi. Tra i pezzi più originali c’è Ondine, la prima bambola capace di nuotare. Progettata nel 1876 da Elie Martin per aiutare i suoi figli a superare la paura dell’acqua, aveva testa in porcellana, arti in gomma, corpo in sughero e un costume lilla con bottoni turchese: un successo tale che oggi alcuni esemplari sono battuti all’asta. Questa bambola è una delle vedettes del XIX secolo, considerato il secolo d’oro del giocattolo cui vennero dedicati una rivista e un annuario.
E’ in questo periodo che nei grandi magazzini parigini i giochi per bambini occupano sempre più spazio e sono sempre più moderni. Sull’onda della Rivoluzione Industriale, treni e barche sperimentano il vapore anche in versione baby, mentre le lanterne magiche invitavano i bambini di due secoli fa a sperimentare i giochi ottici. Intanto, evolvono anche le bambole che perdono il volto di porcellana e il corpo di stoffa dei primi bébés de caractère, sostituiti dalla celluloide che prometteva maggiore resistenza agli urti e all’acqua.
Un’arca di Noè con gli animali è uno degli esemplari dei cosiddetti “giochi religiosi”, diffusi nelle famiglie protestanti che permettevano ai bambini di giocare la domenica e che perciò erano chiamati Sunday toys. Tra le altre curiosità, la scoperta che i peluche sono abbastanza recenti e che la vera democratizzazione ebbe luogo fra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, quando i giocattoli divennero un prodotto commerciale e finalmente accessibili a tutti.
Aperto nel 1976, oltre a essere un luogo espositivo il museo ha per missione di conservare, restaurare e diffondere la conoscenza del giocattolo, grazie a collezioni provenienti soprattutto dalla Francia. Visitatissimo tutto l’anno, diventa particolarmente magico nel periodo natalizio, quando è consigliabile prenotare.
Ma Poissy non è solo il Musée du Jouet. E allora, al termine della visita perché non proseguire con la scoperta di questa cittadina amata dagli impressionisti (Monet vi soggiornò per un periodo) e nota come “città dell’automobile” (qui si trova la sede Stellantis)? Una tappa imperdibile è la Villa Savoye, capolavoro modernista di Le Corbusier costruito negli anni Trenta e dal 2016 Patrimonio mondiale UNESCO.
IL MUSEO DEL GIOCATTOLO IN PRATICA
Il biglietto a tariffa unificata di 2,5€ permette di spostarsi in tutta l’Ile de France e quindi anche da Parigi a Poissy. Con la RER (30 minuti dalla centralissima fermata Auber) o con il treno della linea J (20 minuti dalla stazione di St. Lazare) si raggiunge il centro di Poissy, da cui in una decina di minuti a piedi si arriva al museo.
Musée du Jouet
Prieuré Saint-Louis
1 enclos de l’Abbaye, Poissy
Tel. (+33) 01 39 22 56 01
www.musees.ville-poissy.fr
mercoledì-venerdì ore 10/12.30 e 13.30/18
sabato e domenica ore 13/18
Dal 15 ottobre al 5 luglio 2026 il museo ospita la mostra En Fanfare! Dedicata ai giochi musicali e corredata da installazioni dove è possibile ascoltare brani realizzati con gli oggetti in mostra.
Very Food Confidential.