Primavera è sinonimo di rinascita, ripartenza e libertà.
Il ritratto di Giardini del Fuenti, un angolo di mondo di rara bellezza, di proprietà della famiglia De Flammineis, adagiato tra gli scorci della Costiera Amalfitana, pronto ad accendere i motori della stagione 2025. Viste incantevoli e servizi esclusivi, tra spazi di varia natura e outlet diversificati, a declinare una proposta di ospitalità elegante e autentica. Il Volta del Fuenti è il ristorante fine dining all’interno di Gardini, insignito della stella Michelin con l’edizione 2025 e lo chef, Michele De Blasio, ha di nuovo dato fuoco ai fornelli dall’11 aprile, in una ripresa ricca di rassicuranti conferme e stimolanti novità.
Campano di origine, con importanti esperienze maturate in Italia e all’estero, Michele De Blasio al Volta fa un racconto del territorio a fuoco e contemporaneo, non nella rivisitazione della tradizione quanto in un registro attualedato alla materia prima che la rappresenta. Una cucina pulita, definita, equilibrata anche negli eccessi, con sempre l’obiettivo della leggibilità e della comprensione, attraverso una tecnica che sa accostare creatività e piacere al palato, senza ostentazioni. Minimalismo ed essenzialità, in una sottrazione che esalta il gusto.
I menu degustazione proposti sono due, Riflessioni (7 portate) e Origini (5 portate), oltre alla carta. Per la primavera/estate 2025 Michele De Blasio ha pensato ad una sorta di LAB per il menu Riflessioni, uno spazio temporale in cui poter spingere ancora di più il consueto lavoro sul cromatismo in relazione al gusto. Il colore VERDEal centro di una ricerca di sapori e risposte gustative. Una coerenza con i Giardini e il territorio certo, ma anche con il desiderio di alleggerire la tradizione della cucina campana, lasciandone invariati rimandi e aspettative e rendendola contemporanea, affine al sentire di oggi. Un cromatismo trasversale ai sensi, capace di agire sulla mente prima e al palato poi, in una percezione di leggerezza e pulizia. Colore simbolo di quel processo e ricerca costanti dello chef verso una memoria che diviene attuale in nuovi canoni di espressione, pur salda alle sue radici. Partire dal colore verde per arrivare al cuore di una gustosissima leggerezza, che trova voce in piatti (vegetali e non) perfettamente “chiusi” nel cerchio di un potente equilibrio sensoriale.
Ma se il verde fosse un sapore, lo riconosceremmo? La domanda che lo chef si è posto in questo viaggio e le cui risposte si svelano nei piatti. Frutta secca, spinaci e sesamo apre il menu. Estetica pulita e minimale, il piatto si ispira a “o’ spassatiempo” napoletano, l’intrattenersi a tavola con la frutta secca. Il gioco verde si esprime in un foie gras vegetale, di anacardi, accompagnato da tre finte mandorle, verdissime, fatte con pesto di spinaci e una salsa di aceto di mare, spinaci e sesamo. Pasta e patate, prima e dopo. Forse la rappresentazione più cristallina del pensiero che ha ispirato lo chef in questo percorso gustativo. Un prima, il boccone della nonna, attraverso il piatto della tradizione realizzato secondo i canoni noti. E un dopo, una pasta e patate alleggerita e contemporanea, ricoperta da un cappuccino di prezzemolo affumicato. Completamente priva di grassi, regala una cremosità avvolgente e una sapidità e intensità straordinarie, anche in virtù della nota affumicata che rimanda al formaggio. Studio e ricerca, per una lavorazione della patata incentrata sulla caramellizzazione dei suoi amidi, al fine di ottenere sapore senza aggiunta di grassi. Con il tempo che diventa ingrediente esso stesso. Rispettare la tradizione senza il peso del passato, in un boccone che dona nuova linfa al gusto.
Dentice, limone, thè nero affumicato ed erbette. La cottura delicata del pesce regala una texture setosa e succosa. L’infusione del thè conferisce un aroma affumicato che amplifica le note iodate, mentre il limone dona complessità aromatica. E poi le erbe, meravigliose, ognuna differente nel proprio contributo al boccone (nei diversi gradi di acidità, piccantezza). Pulizia in bocca e quella nota amara della polvere di foglie di limone che non si dimentica. Un verde che si esprime non solo nel cromatismo, ma nell’intensità di sapore e leggerezza. A chiudere, Meringata, fragoline di bosco thè verde matcha e rosmarino. Una meringa sottile, guscio di un’esplosione di colore e gusto all’interno. Le fragoline di bosco, bilanciate nella loro acidità dall’amaro del thè, il rosmarino che rende freschezza e aromaticità, con quella leggera punta di resina che richiama il profumo della terra. La dimensione visiva sul menu verde qui diventa bianca, a rappresentare la fine della tavola dei colori. Un dolce non dolce, in una chiusura di perfetta armonia.
Per Michele De Blasio il monocromatismo esprime la ricerca dell’essenza. Ecco come il verde non è solo un colore, ma un linguaggio, un codice espressivo nel perimetro di una cucina che non vuole dimenticare le radici e la verità della materia prima. Sfumature dello stesso colore si intersecano in texture e livelli di intensità molteplici, in un vero e proprio caleidoscopio sensoriale.
Very Food Confidential.