Il polmone verde del cuore tricolore. Umbria. Come potrebbe non essere una regione vocata per l’agricoltura, avendo questo soprannome?
Una regione piena di storia e di storielle… per esempio, sapevate che nell’orvietano, nel Bosco dell’Elmo su un fianco del Monte Peglia (Riserva Mondiale della Biosfera per l’Unesco), durante il giorno di San Antonio Abate nell’Ottocento, mentre si faceva la classica fiera, veniva deciso, e “battuto” quindi, il prezzo a peso vivo del suino nero per tutta l’Italia?
Ad inizio Novecento, invece, nel feudo del Castello di Parrano furono piantati 20 ettari di Viti francesi, per poi produrre il vino Nero di Parrano… che tra l’altro fu il primo vino rosso ad essere servito sui treni, grazie ad un confezionamento assolutamente innovativo: nasceva così il fiasco con la paglia, da mezzo litro.
Con il suo 70% di terreno collinare ed il 30 montuoso, l’Umbria riesce ad essere la perfetta culla per frutta, legumi, verdure, zafferano, tartufi e chiaramente per la nostra cara e amata VITE.
La Vite è stata sempre una pedina fondamentale per questa zona. Oggi si è venuti a conoscenza di ben 37 esemplari di Vite, di cui 32 già caratterizzati dal punto di vista genetico, grazie al Centro di ricerca di Arezzo (CREA) e al supporto di Castello di Montegiove, vicino Terni, che hanno realizzato uno studio sul recupero e sulla caratterizzazione del germoplasma viticolo autoctono per la valorizzazione del territorio dell’Alto Orvietano, tra Terni e Perugia. Oltre ad alcune corrispondenze con vitigni già noti, i risultati hanno evidenziato la presenza di piante appartenenti a varietà sconosciute probabilmente derivanti dalla tipologia “silvestri”.
La regione si presenta con 2 DOCG e 13 DOC. Non poco se pensiamo alla sua “piccola” grandezza. Sicuramente la DOCG Montefalco Sagrantino è tra le più conosciute, ma non dimentichiamo quelle Doc, che soprattutto negli ultimi anni, hanno iniziato a regalarci bellissime sorprese in degustazione: Orvieto, Colli Perugini, Colli del Trasimeno.
A Sugano, al confine con il Lazio, tra il lago di Bolsena e Orvieto, a pochi kilometri da un vulcano attivo, troviamo Jacopo Battista con la sua Azienda Agricola Ajola, raccolta tra due ettari di vigneto con suoli di origine vulcanica, franco-sabbiosa, terra rossa, quasi nera. L’unico in zona che lavora senza solforosa aggiunta, e uno di quelli capaci di criticare i propri vini quando ne sente la necessità. Uno che preferisce parlare della fatica in vigna, del suo pensiero, piuttosto che fare riferimenti a prugne, susine mature o albicocche rampicanti con sentori di tutte le polpe e fiori tropicali… che poi dove stanno “sti tropici in Italia non si sa”. Il Sangiovese un suo pallino, ma anche i bianchi da Procanico e/o Trebbiano, riescono a raggiungere una bevibilità pari quasi a quella dell’acqua. Vini netti, puliti, complessi ma non certo difficili. Poche bottiglie, da centellinare. AZIENDA AGRICOLA AJOLA DI JACOPO BATTISTA – Località Sugano 26 – 05018 ORVIETO (TR)
A nord di Perugia, a Casa del Diavolo, c’è Marco Merli con il papà Enzo, che dal 2002 hanno iniziato a fare dei vini interessantissimi e chiaramente buoni. Prediligono le fermentazioni con lieviti indigeni, lasciando cosi ogni tecnologia “fuori e non dentro il vino”. Letame animale e sovesci naturali, rame e zolfo, questi i loro ingredienti. Cemento, acciaio, vetroresina e botti grandi, tutti utili per dare la miglior luce ai suoi Trebbiano, Malvasia, Grechetto e Sangiovese. MARCO MERLI – Strada dei Bracceschi, 3/C – 06085 PERUGIA
Nel distretto del Trasimeno, troviamo una piacevolissima bevuta con il Gamay in purezza dell’Azienda Agricola della Staffa di Danilo Marcucci e famiglia, che dopo 40 anni di azienda con dodici ettari ormai in disuso, sono riusciti a fare un grandissimo lavoro sul recupero di antiche botti, dando così lustro alla parte vitivinicola della storica impresa agraria. VINI CONESTABILE DELLA STAFFA – Via Case Sparse,5 – 06063 MONTE MELINO (PG)
Altri due nomi? Cantina Collecapretta nello spoletino e Paolo Bea a Montefalco… andateli a cercare!