A-sham, il primo festival di cucina araba ad Haifa

[dropcap size=small]A[/dropcap]rriva in punta di piedi, con la spontaneità e la determinazione dei progetti nati dalla sincera ispirazione di chi crede di poter contribuire a migliorare il mondo in cui vive. È “A-sham”, primo festival di cucina araba, appena concluso (8-11 dicembre 2015) a Haifa, terza città di Israele, capoluogo del nord di Israele alle pendici del Monte Carmelo.

L’ideatrice e direttrice artistica di “A-sham” è una donna fuori dal comune. Nof Atamna-Ismaeel è un’araba-israeliana di 34 anni, nata a Baqa al-Gharbiyye (paese arabo all’altezza di Hadera, al centro di Israele), madre di 3 figli, microbiologa con Ph.D. al Technion di Haifa – istituto di ricerca scientifica israeliano, simbolo di eccellenza a livello internazionale – che nel 2014 partecipa e trionfa a MasterChef Israele.

“Sono diventata una scienziata per cambiare il mondo – spiega Nof con passione nel bel mezzo dell’inaugurazione di “A-sham” – ma in laboratorio i tempi sono lunghissimi. Ho capito che come cuoca, avrei potuto cambiare il mondo più velocemente.”

“A-sham” in arabo significa “Levante” e si riferisce alla zona geografica tra Aleppo in Siria e il deserto del Negev in Israele, tra il Libano e la Transgiordania.

Non stupisce che il festival dedicato alla tradizione della cucina levantina sia partito proprio da Haifa, città emblema della convivenza e dell’integrazione tra ebrei, musulmani e cristiani.

“Non sono un’ingenua – puntualizza Nof – e non penso di poter eliminare il razzismo attraverso il cibo. Ma è un fatto che per 4 giorni “A-sham” offre l’occasione di assaggiare sapori arabi, ascoltare musica araba, respirare un’atmosfera di festa che interrompe il clima di tensione di questi tempi.”

Il format è semplice: 25 chef israeliani hanno collaborato con altrettanti ristoranti di Haifa alla creazione di almeno un piatto speciale (al prezzo di 35 nis / 8 euro) ispirato alla cucina levantina. E poi conferenze e workshop sul ruolo della donna nella cucina araba, sul migliore humus tradizionale e sulle nuove tendenze culinarie. Il festival sembra quasi un test per sondare il gradimento per un progetto che sta a cuore a Nof Atamna-Ismaeel: aprire una scuola di cucina arabo-ebraica per studenti provenienti da tutto Israele. “In effetti sì – ammette Nof – “A-sham” è un primo passo per capire quante persone credono nel mio progetto. A giudicare dalla reazione degli chef israeliani, c’è un grande interesse, tutti hanno partecipato con entusiasmo.”

Gli Chef che hanno aderito non sono ancora noti agli italiani, ma alcuni dei loro nomi iniziano a circolare anche in Italia. Meir Adoni, Hila Alpert, Haim Cohen e Omer Miller fanno parte del progetto fotografico internazionale Colorfood, esposto in mostra a maggio al Padiglione Israele a Expo Milano. Osama Dalal, chef musulmano del ristorante “Dalal” di Akko, è stato anche lui ospite del Padiglione Israele a Expo nell’ambito del festival “La Tenda di Abramo”. Massimiliano Di  Matteo è l’italiano – che vive con la moglie israeliana e i figli a Modi’in, città a metà strada tra Tel Aviv e Gerusalemme – vincitore dell’edizione 2015 di MasterChef Israele.

Nella cucina di Diner (un piccolo locale apprezzato per i golosi sandwich) Massimiliano ha proposto una versione fusion arabo-italiana tra la classica “rishta” con le lenticchie e la pasta e fagioli. Rishta è il termine arabo per le tagliatelle di pasta all’uovo, preparazione antichissima e molto diffusa in tutti i Paesi Arabi. “Ho accettato subito l’invito di Nof perché ho molta stima per lei, siamo in ottimi rapporti e il festival promuove un messaggio importante. – racconta in treno, stanco ma soddisfatto dopo la serata inaugurale di “A-sham” – Anch’io rappresento un ponte tra due culture, l’italiana e l’israeliana, e vorrei valorizzarle entrambe attraverso la cucina. Sicuramente – prosegue – non ho partecipato a MasterChef per poi aprire un ristorante, cosa che avrei potuto fare anche senza la trasmissione. Voglio approfittare della notorietà di questo momento per fare qualcosa di utile per la promozione dei due Paesi a cui appartengo. Ad esempio, vorrei collaborare con i grandi chef italiani, come Davide Scabin o Niko Romito, a cui mi sono ispirato per vincere MasterChef Israele.”.

Oltre alla rishta di Massimiliano Di Matteo, una menzione va alle memulaim dello chef Dukhul Safadi (melanzane e zucchine ripiene di carne di vitello, uvetta e noci su salsa di yogurt e limone) e la sayadieh nella versione dello chef Alaa Musa (un piatto libanese a base di pesce e riso, patate e carote, ricoperto di tahina).

Redazione di Food Confidential Magazine @FoodConfidentia – a cura di Fabiana Magrì

a-sham-festival-cucina-araba
La memulaim dello chef Dukhul Safadi e la sayadieh nella versione dello chef Alaa Musa

 

a-sham
A-sham, il primo festival di cucina araba ad Haifa

Articoli Correlati