Passata ormai l’estate, prosegue il nostro viaggio/tour nell’Italia del Gin. Questa settimana ‘atterriamo’ in provincia di Varese alla scoperta del TestaCoda Gin.
Se nel mondo della ristorazione quasi tutti gli Chef si sono appassionati alla cucina grazie alla nonna che preparava clamorosi manicaretti della tradizione, nel mondo del Gin la ‘storia’ (spesso vera) è quella di tre/quattro amici amanti del Gin che hanno iniziato ad appassionarsi alla distillazione e ne hanno fatto un ‘lavoro’ costruendo un ottimo prodotto.
Ovviamente la storiella è in gran parte vera e spesso il miglior modo per far partire un progetto e appassionarsi è davvero quello di bere con gli amici che poi diventano soci, ma resta incredibile la quantità di amici che costruiscono realtà intorno al Gin. Il Gin è amicizia.
Storia. In provincia di Varese ci sono Stefano, Davide e Valerio, tre amici di lunga data senza esperienza che a forza di bere (bene) e frequentare i posti giusti, hanno l’idea (o illuminazione) di produrre uno in proprio. Da li in poi è… il ‘primo piccolo alambicco’, tanto studio, passione, curiosità , voglia di farcela, testardaggine, tanti test buttati, la scoperta dei master Distiller, ancora studio, il bilanciamento spezie/ginepro/agrumi e alla fine… eccolo il primo Testacoda gin (con tanto di ricetta).
Incontri. Arriva poi in un momento specifico di questa storia, l’incontro con Eugenio Belli di Eugin (ricordate?) che dopo una chiacchierata e qualche microscopico aggiustamento li ha aiutati a mettere in produzione il primo vero lotto di Gin. Ovviamente essendo tre amici e tre soci, ognuno ha i suoi gusti e la ricetta finale è il frutto di una mediazione culturale e di palato tra tutti.
Naso, Botaniche e Palato. Ma quindi com’è questo Testacoda? Che botaniche ha? Che sapore? Che aromi? Che profumi? Andiamo per ordine. Per prima cosa dobbiamo distinguere il fatto che ci sono due versioni, quella ‘classica‘ figlia del primissimo TestaCoda, e il Navy Strenght (che abbiamo provato) figlio secondogenito – ma non meno amato. Le botaniche sono le stesse, ma con una differenza sostanziale nella modalità di distillazione da ‘nave’ in perfetto stile marinaro. Le botaniche sono abbastanza comuni, nulla di clamorosamente strano o particolare, ginepro, coriandolo, angelica, limone, giaggiolo, arancia, pepe rosso, pepe bianco, zenzero. Il mix è di quelli che non lasciano molti dubbi, perfettamente bilanciati, arrivano al naso quasi subito in maniera super profumata e con una spinta aromatica buona e mai fastidiosa. Non si sente l’alcool e questo è davvero importante, perché il Testacoda passa dai 46 a ben 57 (cinquantasette) gradi nel caso del Navy. Molto sopra la media di qualsiasi gin, stupisce per l’assorbimento aromatico della forte gradazione alcolica e diventa un ottimo componente anche in miscelazione. La scelta dei prodotti è selezionata e accurata, dalla arance pugliesi (di cui scelgono solo la polpa) al pepe rosso cambogiano e il pepe bianco indiano, meno comuni e più complessi da distillare ma che regalano una grande resa, sia al naso che al palato.
Perché testacoda? Il nome è carino, simpatico, divertente, da sbandata… ma nasce per un motivo ben preciso, i ragazzi ci spiegano che: “Testa e coda di un distillato sono parti fondamentali che, una volta escluse dal distillato, lasciano quello che è chiamato Cuore.” Ed ecco quindi che il nome non è figlio del caso ma proprio dell’attenta produzione e ideazione.
Bottiglia e packaging. Piccola dolente nota. In un mondo di super etichette e bottiglie personalizzati i ragazzi si sono concentrati molto sul gin (davvero buono) ma poco poco sulla loro immagine. Bottiglie abbastanza classiche ed etichette adesive incollate sul fronte senza particolari decori o nobilitazioni. Le due varianti sono il positivo e il negativo della stessa. Peccato, ma nessuno è perfetto e in giro c’è di peggio.
Very Gin Confidential. Very Food Confidential.






























