Si riparte. Torniamo in Trentino per un viaggio particolare, che ci porta in una cucina stellata che ‘diventa Gin’.
Siamo nella cucina di Alessandro Gilmozzi, Chef di El Molin di Cavalese e del suo sous Chef Andreas Bachman. Il risultato? il Gilbach Gin. Un Gin che sa di boschi e natura, di territorio e di esperienza, di prodotti e qualità .
Per prima cosa partiamo dallo Chef Alessandro Gilmozzi, classe 1965 è senza dubbio uno degli Chef più interessanti del momento. Tanta ricerca ed esperienza, una cultura culinaria acquisita nelle cucine delle sue varie esperienze lavorative – come ad esempio quella di un certo Alain Ducasse – da vent’anni al El Molin sperimenta e ricerca usando con sensibilità materie prime che possono sembrare strane come i licheni o particolari affumicature. La montagna come segno distintivo. Il fuoco, il bosco e gli elementi naturali come perno di una cucina fatta di tanta materia.
La Valle. Adesso possiamo sederci e versarci il Gilbach Gin. Adesso possiamo capire quanta ricerca c’è dietro questo prodotto. Nato nel 2015, questo Gin parte proprio dalla raccolta degli ingredienti dei boschi della Val di Fiemme, da cui (per loro stessa ammissione) nasce una miscela inedita, un siero natuale dalle note fruttate di prugna, ciliegia, nocciola e lievi sentori di limone e sambuco; balsamiche di ginepro, resina, anice e rosmarino. Il Gin parla di bosco e natura e (almeno per me) si sente tutto. La Val di Fiemme può essere definita un vero e proprio parco, grazie alla vastissima estensione di boschi che, coltivati in modo rispettoso da secoli si fanno piacevolmente ritrovare in questo distillato. A tutto questo va aggiunta anche l’intensa ricerca che, partita dalla cucina, è arrivata direttamente nella distilleria della Pilzer, creando un connubio perfetto tra botaniche e distillazione.

Odore e sapore. Quando si parla così tanto di bosco, bacche, erbe e natura, mi aspetto che già al naso si senta qualcosa di particolare, di unico e di poco comune, proprio per questo il Gilbach mi ha stupito (in senso positivo). L’olfatto ha avuto ottima soddisfazione da subito e ne ho assorbito la piacevolezza e la freschezza. L’assaggio è stato forse anche più sorprendente, mi ha lasciato al palato quel senso di intensità erbacea che mi ha riportato immediatamente a quando da bambino respiravo le caramelle balsamiche, ho avuto la stessa percezione di estrema frescosità (si può dire?) ma senza la stucchevolezza del dolce caramello.
Unico vero dubbio che ho su questo Gin è quello di non essere riuscito a capire fino in fondo se lo preferisco bevuto in purezza con ghiaccio (a lento rilascio) oppure se miscelato in cocktail o Gin Tonic – magari con qualche tonica neutra che accompagni la parte erbacea senza coprirla del tutto. Un piacevole dubbio amletico che porterò con me per ancora per tanto tempo.

Ricetta. Visto che ci siamo, ho pensato di rubare al loro sito la ricetta di un perfetto Gilbach Gin Tonic. Così forse capirò meglio se è il caso di miscelarlo…
GILBACH.GINÂ TONIC
- 5 CL GILBACH.GIN
- Â 20 CL ACQUA TONICA DRY
- Â 2Â MORE SGRANATE
- Â 1 MLÂ TISANA AL PEPE
- Â TANTO GHIACCIO





























