Quando le città israeliane smettono di competere con Tel Aviv e iniziano a esprimere la loro vera natura, allora trovano il loro giusto posto sulla mappa di Israele. Haifa, la capitale del nord di Israele, è riuscita ad affermarsi come polo tecnologico (grazie al prestigioso Technion) e di business, tanto che un modo di dire piuttosto diffuso spiega che “a Gerusalemme si prega, a Haifa si lavora e a Tel Aviv si…” ci si diverte!
Da un punto di vista culinario e di life style, Haifa è una città che mi attrae ma allo stesso tempo mi sfugge. Mi affascina perché mi ricorda Genova, dove sono nata, città di mare ma con i monti alle spalle. E mi ricorda in particolare Genova prima del 1992, quando il porto commerciale e militare, accessibile solo agli addetti ai lavori, impediva ai cittadini lo sbocco al mare all’altezza del centro città. Anche a Haifa, come è successo a Genova 25 anni fa e sul modello di Barcellona, presto il porto traslocherà e all’altezza della centralissima German Colony nascerà un’area con servizi e intrattenimento per gli abitanti e per i turisti.

Solitamente vado a Haifa sulla spinta di qualche mostra. Qualche volta in occasione di eventi di food, come A-Sham, il festival di cucina araba. L’ultima volta mi sono affidata all’esperienza di Jessica Halfin di Haifa Street Food Tours che ha accresciuto la mia conoscenza con dettagli e storie che mi hanno fatto apprezzare ancora di più anche i posti dove ero già stata. Con Jessica abbiamo setacciato una zona di Haifa in particolare, il centro basso e le strade subito alle spalle del porto, dove si concentra la movida.
Paris Square è uno degli accessi a quest’area. Fino al 2012 era prigioniera di traffici e di prostituzione ma dopo un profondo rinnovamento da parte della municipalità la piazza è rinata a nuova vita, con chioschi e bar e piccole attività a conduzione familiare. Guardandosi attorno si capisce subito che Haifa è un mosaico. Verso nord, la Sail Tower (in ebraico Beit HaMifras ma affettuosamente soprannominata “missile building” dagli abitanti di Haifa) è il moderno grattacielo inaugurato nel 2002, costruito per ospitare gli uffici governativi. Ai suoi piedi ma ben prima della sua comparsa, dal 1790, fa da contrasto la torre ottomana della Grande Moschea, ancora in attività. Alle spalle di Paris Square c’è la cattedrale maronita di St. Louis the King a testimoniare che Haifa ospita la seconda comunità più numerosa di Israele, dopo quella di Nazareth. Ecco che non stupisce il fatto che all’angolo della piazza il fruttivendolo sia un arabo che espone in vetrina la sua teudat kashrut, la certificazione rabbinica essenziale per attirare una clientela di ebrei ortodossi.


La prima scoperta di cui sono grata a Jessica è il negozio Suidan (in Eliyahu HaNavi St 3), un deli-shop che ha celebrato quest’anno il centenario dell’attività. Il proprietario Aziz ha ereditato il negozio dal suocero. Il vanto di Suidan sono i formaggi freschi erborinati in stile arabo, la selezione di spezie, i migliori arak (super alcolico incolore, dallo spiccato gusto di anice, gradazione alcolica compresa tra il 30% e il 60%) da Ramallah, e la halva (pasta dolce di tahina, a base di sesamo) da Nablus. Che si tratti di festività ebraiche, cristiane o mussulmane, tutti quelli che a Haifa vogliono fare bella figura con un cesto di prodotti alimentari ricercati e di qualità si affidano a Suidan.

Nel rettangolo di strade pedonali che delimitano l’area una volta occupata dal Turkish Market, si concentrano caffè e cocktail bar, come l’Iza Bar che, al motto di “take it Iza”, si vanta di essere il locale con i prezzi più bassi di Haifa. Proprio di fronte c’è Burkeas Turki M’Izmir (in Moshe Aharon St 8) cioè burekas turche (pastasfoglia che può essere ripiena di formaggio, patate, spinaci, melanzane e molto altro) da Izmir (una città in Turchia). Da quando vivo in Israele le burekas sono un’ossessione per me… Queste sono eccezionali anche perché il signore romeno che ha imparato a farle come da migliore tradizione mediorientale usa la tehina (salsa a base di semi di sesamo tostati e macinati) al posto dell’olio d’oliva per stendere la pasta.

A due passi dalla Grande Moschea e da Beit HaMifras c’è una nuovissima tavola calda che fa la gioia dei dipendenti degli uffici intorno, tra cui il tribunale rabbinico che ne condivide l’edificio. Si tratta di Meir’s Ptiliot (letteralmente, “I fornelli di Meir”, in HaPalyam St 7) dove Dror, ex poliziotto, ha realizzato il suo sogno di dedicarsi alla cucina, insieme con tutta la famiglia. La cucina è un mix che deriva dalle origini di Dror, mezzo romeno e mezzo indiano, e dalla famiglia della moglie marocchina. Dai kubeh (polpette) al pollo a cottura lenta, dal riso alle verdure, dalle salse alle insalate, i piatti sono meno speziati rispetto alle ricette originali per poter soddisfare una clientela business. Molto interessante – e digestivo – è il the aromatizzato alla marmellata di albicocche.
Per un giro di Haifa by night c’è un altro quartiere, più che altro una strada, Masada Street, dove la gioventù locale ama tirar tardi. Solo la mia cara amica Tamar Arava poteva offrirmi un tour autentico di questi posti. Il Tea Pool Cafè (Masada St 1) è un bistro mediterraneo specializzato in piatti vegetariani e vegani, ma è anche un posto dove ascoltare live gruppi di indie rock e jam sessions di musica blues e dove trovare mostre che cambiano ogni mese. Poco più avanti c’è il vegan bar e caffetteria di quartiere Makom shel Doobie (il posto di Doobie – il proprietario – in Masada St 16). Dietro l’ultima curva della strada c’è il Cafè HaPina (il caffè all’angolo in Masada St 43), con arredamento vintage e di seconda mano, dove trovare l’atmosfera giusta in ogni fascia oraria della giornata, dalla colazione alla notte fonda.

























