Dopo un lungo peregrinare in giro per il mondo, questa settimana ce ne andiamo in Trentino a casa di Bruno Pilzer e della sua omonima distilleria, aperta nel lontano 1957.
Oggi ha in ‘carta’ numerosi distillati, con una sacrosanta attenzione per le grappe e da poco tempo anche con due Gin sorprendenti, il GinPilz e il Vento (di cui parleremo in seguito).

Il territorio. Siamo nella parte alta del Trentino, nella Val di Cembra, poco sopra Trento, un posto ricco e affascinante, con boschi, laghi e dalla vegetazione spettacolare e intensa che si estende quasi fino al confine con l’Austria. Il territorio è attraversato dal torrente Avisio e da quei terrazzamenti ricavati sui ripidi pendii soleggiati dove vengono coltivate le viti dei rinomati vini locali e appunto delle grappe, diventate oggi una risorsa importante per l’economia del luogo.
La Distilleria. La loro storia è come spesso accade una storia familiare, che comincia nel 1956 da Vincenzo Pilzer (il padre) che decide di fondare una distilleria a Faver, proprio nel cuore della Valle di Cembra, che dopo un inizio complicato si concentra con dedizione nella distillazione di grappe e acquaviti (la conosciamo la differenza vero?). Successivamente l’azienda passa con interesse al figlio Bruno, che la rilancia ulteriormente con spirito (è proprio il caso di dirlo), innovandola e trasferendola poco lontano dalla sede storica, seguendo una regola tanto semplice quanto importante: distillare bene è rispetto verso chi ha cominciato prima, voglia di innovare, riconoscenza verso la tradizione e ambizione per continuare a fare sempre meglio. Nuova location ma stessa intensità .
Lambicar e distillare. Come loro stessi ci insegnano, nella valle, la parola “lambicar” ha il doppio significato di sopravvivere alla miseria con l’ingegno sfruttando quel poco che c’è, (credo più o meno come il nostro lambicarsi) e quello di sfruttare fino all’ultima goccia l’uva, distillandone la sua preziosa buccia. In questo caso, significa saper scegliere le giuste materie prime, saperle ben fermentare, conservarle il giusto tempo, distillarle con l’ottimo alambicco discontinuo a bagnomaria.
Le botaniche e il Gin. Può un Gin nato in una distilleria nel bel mezzo della natura del Trentino non crescere portando con il profumo di bosco delle bacche di ginepro e tutta una serie di erbe naturali, spezie, piante e radici locali? Era ovviamente impossibile e a queste vanno poi aggiunte le 15 botaniche che lo compongono in via definitiva, dal fiore di luppolo, alla radice di genziana, all’asperula, la resina, i mirtilli, le erbe aromatiche da orto come il basilico e la camomilla e quelle da giardino come i petali di rosa e la lavanda. In più aggiungiamo anche gli agrumi della costiera amalfitana (che non mancano mai) per dargli quel tono agrumeto di cui un buon London Dry non può più fare a meno (a quanto sembra).
Naso e palato. Fresco e profumato. Se dovessi dare una definizione sintetica per definire questo Gin, direi proprio fresco e profumato. Confesso che quando ho letto delle botaniche dei boschi, del ginepro e delle varie erbe ho temuto il peggio. Mi sono chiesto perché un London Dry in trentino? Come avrebbero potuto convivere tutti sapori? invece mi ha sorpreso. Perfetto al naso (l’alcool è quasi assente) e fresco al palato, questo Pilz rimane perfetto anche liscio. Si intuisce sin dal primo assaggio che in azienda danno del tu alla distillazione e che sanno bilanciare perfettamente il tutto, prodotto con alambicco discontinuo a bagnomaria alimentato a vapore, il gin resta secco quanto basta per soddisfare i diversi palati. Il ginepro si sente ma è ben bilanciato da tutto il resto e (confesso), ero anche molto scettico sulla faccenda degli agrumi amalfitani, che, ad un primo pensiero, trovavo fuori luogo. Sbagliavo. Sono perfetti per dargli quel sentore agrumeto che non infastidisce ma esalta il resto delle botaniche. Bravi.
Nome e identità . Come sempre chiudiamo il capitolo degustato e prima quello identitario. Partiamo dal nome Pilz oltre che ad essere il diminutivo di Pilzer, in tedesco (ricordate la cosa del confine?) significa fungo. Quindi si riprende l’idea del bosco, della natura e del territorio ma lo si distilla graficamente (si può dire?) con lo sport e con il gioco del Curling raffigurato nell’elegante etichetta trasparente. Il Curling è un gioco dove, per loro stessa ammissione, ci vuole preparazione, allenamento, passione, pazienza, attenzione e un pizzico di fortuna. Esattamente quello serve per fare un gin di valore.
Nota a margine. Anche se personalmente non credo troppissimo nei premi, segnalo che il GinPilz ha vinto la Medaglia d’Oro al Concours Mondial del Bruxelles lo scorso anno, segno evidente dell’apprezzamento internazionale per un gin dalla forte vocazione territoriale. Un ottimo risultato.
Very Gin Confidential. Very Food Confidential.





























