TRAVEL CONFIDENTIAL: benvenuti a Roma. Anzi, a Nîmes

Un anfiteatro spettacolare, un passato lungo oltre 23 secoli, un tempio intatto (e Patrimonio UNESCO), un museo dedicato alla romanità: sono solo una piccola parte dei gioielli di Nîmes, la città di Augusto.

Quando hanno saputo che sono di Roma, i miei ospiti di Nîmes mi hanno ringraziato.
Perché i visitatori che arrivano in questa deliziosa cittadina della Francia meridionale lo fanno soprattutto per la sua Arena, un capolavoro di epoca romana che qualcuno ha  persino scambiato con il Colosseo. Ma diversamente dall’Anfiteatro Massimo, l’Arena di Nimes è conservata perfettamente ed è ancora usata per eventi e spettacoli. Come mai venne costruita proprio qui?

La città di Augusto

E’ il 2 settembre del 31 avanti Cristo: la battaglia navale di Azio infligge la sconfitta a Marco Antonio e Cleopatra e incorona come vincitore Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare. Sarà lui a dare lustro a questo angolo di Gallia, favorendo la colonia di Nîmes e incoraggiando la costruzione di monumenti che ne avrebbero rafforzato la reputazione. E che avrebbero costituito un patrimonio ricchissimo che ancora oggi conserva: una possente cinta muraria, un Augusteum, un ponte, un tempio e un anfiteatro. Tutto a pochi passi di distanza e tutto ancora visibile nel centro della città.

MGP – PACO – Musée de la Romanité

Se l’Arena è il colpo d’occhio più sorprendente quando si scende dal treno, basta attraversare la strada per entrare nell’inatteso universo dell’antica Roma. Si tratta del Musée de la Romanité, situato all’interno di un edificio moderno progettato dall’architetta Elizabeth de Portzamparc che ha curato anche gli interni e il percorso museografico immersivo. Il risultato è un armonioso viaggio lungo 2500 anni e suddiviso in tappe scandite da circa 5000 opere esposte (e sono solo una selezione delle oltre 25.000 della collezione del museo). Il racconto della storia romana si snoda fra arte e archeologia e porta al cuore del museo, dove si può accedere alla domus romana scoperta in uno stato di conservazione perfetto: era praticamente intatta insieme ai suoi mosaici. E per questo è considerata fra i reperti più belli dopo quelli di Pompei.

Dalla terrazza panoramica all’ultimo piano, la vista sull’Arena è spettacolare. Eccola lì: un’ellissi perfetta, abbracciata da due piani di archi e ancora pronta ad accogliere 24.000 spettatori. Venne costruita poco dopo il Colosseo ed è uno dei monumenti meglio conservati del periodo romano, grazie al fatto che nei secoli successivi venne parzialmente usata come residenza privata e perciò non fu mai smantellata. Si visita ogni giorno con un’audioguida che accompagna su e giù per l’anfiteatro, dalle gradinate agli spazi che vennero abitati in epoca più recente e che ora sono tornati al monumento. Ma in alcuni periodi dell’anno i percorsi e gli orari delle visite si piegano agli eventi. Oltre agli spettacoli di tauromachia (siamo a due passi dalla Camargue) che suscitano le reazioni di chi vorrebbe abolirli e di chi invece invoca la tradizione, l’Arena ospita il grande Festival di Nîmes, che per due mesi richiama artisti internazionali e rievocazioni storiche come la colossale ricostruzione della battaglia di Teutoburgo (dal 3 al 5 maggio 2024): oltre 600 figuranti rimettono in scena gli eventi che opposero i Romani ai Barbari nel 9 dopo Cristo.

L’antico Foro Romano, poco oltre, mantiene intatto il suo fascino, per niente diminuito dalla cornice attuale di costruzioni e di vita. Ma il vero gioiello del luogo si trova sulla piattaforma rialzata che accoglie la Maison Carrée, recentemente diventata Patrimonio UNESCO. Costruita all’inizio del I secolo d.C. rappresenta il tempio romano meglio conservato al mondo ed è un gioiello di perfezione. Nata come tempio dedicato al culto imperiale, riproduce – come era consuetudine – le linee architettoniche dei templi etruschi e si ispira ai templi romani di Apollo e di Marte Ultore, molto meno conservati. Il nome curioso risale al XVI secolo, quando i rettangoli venivano chiamati carrés longs, cioè quadrati lunghi. Già salendo i quindici gradini (in numero dispari, per consentire ai sacerdoti di arrivare in cima con il piede destro con cui si iniziava il percorso) del piedistallo di 31×15 metri su cui è eretto il tempio se ne scoprono i primi dettagli. Le eleganti colonne scanalate e decorate da capitelli corinzi che sorreggono il timpano, il pronao sovrastato da un soffitto scolpito nella pietra calcarea, l’ingresso alla cella, a sua volta racchiusa da mura incorniciate da altre colonne.

Per completare la visita nel modo giusto bisogna salire su un’altra terrazza, questa volta del Carré d’Art-Jean Bousquet, e magari accomodarsi ai tavoli panoramici del ristorante Le Ciel de Nîmes da cui si abbraccia con lo sguardo tutta l’area del Foro e si gode dello spettacolo della Maison Carrée che si staglia contro il cielo blu Provenza.

Cosa c’entra il coccodrillo?

Roma è legata anche a un’altra curiosità di Nîmes: il suo stemma. Quello moderno, reinterpretato nel 1986 da Philippe Starck, è racchiuso in piccoli tondi incastonati nel pavimento della città vecchia, diventati oggetti da collezione. Scandisce il percorso di visita attorno alla place du Marché e nel cuore del centro storico. Quello più antico invece, rimanda a quattro secoli prima, cioè al 1535, quando Nîmes chiese a Francesco I la libertà di poter usare i due elementi che simboleggiavano l’evento che ne aveva cambiato il destino, cioè la battaglia navale di Azio. La vittoria su Antonio (sostenuto dall’esercito di Cleopatra) si riassumeva in due simboli che rappresentavano l’Egitto sconfitto da Roma e annesso al suo territorio: la palma e il coccodrillo, entrambi incisi sul retro della moneta romana battuta nella zecca locale in onore del fondatore dell’Impero romano, Ottaviano Augusto.
Il dettaglio della singolare storia che origina sul mare a ridosso della Grecia viene raccontato sulle pareti del cortile dell’Hôtel de Ville, il municipio di Nîmes, il cui scalone monumentale è decorato da quatto grandi sagome di coccodrillo, ciascuna con il proprio aneddoto.

Al mare sono legate anche le storie di un tessuto che ci è certamente familiare: il denim. La pronuncia ci aiuta a capire che il nome non è altro che la contrazione di due parole, de Nîmes. Indicano il luogo in cui veniva prodotto questo tessuto di cotone resistente ed economico e perciò adatto a essere utilizzato per produrre abiti da lavoro. I tessitori, che nel XVII secolo fecero la fortuna della città, si ispirarono alla tela usata dai pastori della regione di Cévennes, nell’entroterra di Nîmes, che tessevano intrecciando fili bianchi ad altri colorati di blu con l’indaco o con il guado, la “pianta del blu”. A questo prodotto che continua a fare il giro del mondo è dedicata una parte della collezione del museo del Vieux Nîmes. Dopo averlo visitato sarà ancora più facile lasciarsi attirare dalle vetrine degli atelier che lavorano il denim secondo i canoni della tradizione e producono capi in jeans secondo le antiche tecniche originali.

per saperne di più: www.nimes-tourisme.com

#veryfoodconfidential: sentirsi a casa

 

Very Travel Confidential. Very Food Confidential.

 

Carla Diamanti
Carla Diamantihttp://www.thetraveldesigner.it/
Viaggiatrice e giornalista, trasforma i luoghi in guide, reportage e itinerari fuori dal comune. Da oltre trent’anni collabora con riviste nazionali, editori, tour operator, centri di formazione e università, radio e televisione. Esprit nomade, ha spostato valigie e residenza da Roma agli Stati Uniti, in Medio Oriente, Haiti e in giro per l’Europa. Da 15 anni vive a Parigi, che esplora in lungo e in largo e di cui scrive. Ha creato il concept di viaggio The TRAVEL Designer.

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